venerdì 14 febbraio 2025

I Borghi della Storia - Il Borgo dei Fratelli Grinzato a Vigonza

 

Vigonza e il Bor


 

Renzo Lupatin, giornalista e presidente di Borghi d'Europa ha creato un Comitato delle Città & dei Borghi di Fondazione, all'interno del Percorso Internazionale Borghi della Storia.

I Percorsi Internazionali sono inseriti nel progetto L'Europa delle scienze e della cultura, Patrocinato dalla IAI (Iniziativa adriatico ionica, Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella regione adriatico ionica)

“Una città di fondazione è un insediamento urbano nato non spontaneamente, ma sulla base di una precisa volontà politica e di un progetto urbanistico. In genere, le città di fondazione sono costruite nella parte fondamentale, detta "nucleo di fondazione", tramite un intervento unitario realizzato in tempi brevi e con una precisa conformazione geometrica, spesso caricata di significati simbolici e modelli ideali “

Lupatin, nel portare i saluti del Vice Sindaco di Vigonza, Damiano Gottardello, ha raccontato la storia del Borgo dei Fratelli Gonzato.


I Borghi della Storia, Città e Borghi di Fondazione : Vigonza



Uno dei temi al centro del Percorso I Borghi della Storia riguarda le Città e i Borghi di Fondazione. Vigonza è stata inserita nella rete e verrà 'letta' secondo le diverse chiavi di lettura dei Percorsi Internazionali di Borghi d'Europa.

Una lettura che valorizzerà gli aspetti urbanistici ed architettonici, ma che saprà soffernarsianche sulla storia antica , sui Percorsi della Fede, sui Percorsi del Gusto, nel ricordo del grande giornalista ed enogastronomo Luigi Veronelli.


Il Borgo rurale 'Fratelli Grinzato'

Opera dell'architetto Quirino De Giorgio, il borgo rurale "Fratelli Grinzago" fu realizzato a Vigonza (Padova) nel 1938 nell'ambito dei programmi di sviluppo rurale di epoca fascista e rappresenta un omogeneo nucleo urbanistico comprendente le case a schiera, il teatro, la scuola, la palestra, l'aia e il pozzo; gli alloggi erano destinati a famiglie abitanti nei casoni, considerati malsani.

Esso rientra nella più ampia politica perseguita dal regime nel suo ventennio di governo: da un lato la necessità di procedere ad una “bonifica” delle vecchie abitazioni costituite dai casoni e dall’altro, migliorando le condizioni di vita dei lavoratori, incentivare la produzione agricola dell’Italia al fine di raggiungere la completa autosufficienza.

L'architetto Quirino De Giorgio, esponente di spicco del movimento futurista attivo in particolare a Padova e nei territori circostanti, colse l’occasione offerta dai suoi legami anche con gli ambienti politici dell’epoca per mettere in pratica le sperimentazioni nell’ambito della composizione e della progettazione architettonica, influenzate dal vivace dibattito culturale della cerchia di artisti da lui frequentati.

 (fonte: https://www.fondoambiente.it/luoghi/borgo-rurale-fratelli-grinzato)


Quirino De Giorgio, architetto italiano aderente al movimento futurista


Quirino De Giorgio (Palmanova, 27 dicembre 1907 – Abano Terme, 19 aprile 1997) è stato un architetto italiano, aderente al movimento futurista.

Giovanissimo è affascinato da Antonio Sant'Elia, cui sono ispirati suoi primi disegni di architettura.

Si iscrive all'Istituto Superiore di Architettura di Venezia, interrompendo tuttavia gli studi, che riprenderà alcuni decenni dopo. Dopo un periodo di pratica presso uno studio di architettura in Francia rientra in patria, avviando rapporti con alcuni esponenti del movimento futurista: Filippo Tommaso Marinetti (dal 1931), con Carlo Maria Dormal, Gerardo Dottori, Fortunato Depero, Bruno Giordano Sanzin, Tullio Crali, con cui partecipa a numerose mostre d'arte a Padova, Napoli, Bologna e Mantova.

Negli anni '30 riceve numerosi incarichi di progettazione da parte delle autorità fasciste: sono di questo periodo le Case del Fascio di Noventa Padovana, di Sant'Urbano, di Vigonza, di Pontelongo, di Piazzola sul Brenta, le sedi dei gruppi rionali fascisti a Padova in via Giordano Bruno e in Via Cristoforo Moro. Progetta ex novo i nuovi nuclei dei paesi di Vigonza e di Candiana, che vengono realizzati a tempo di record, in poco più di due mesi. In questo periodo De Giorgio vive tra Padova e Roma.

Al termine della guerra ha un breve periodo di inattività professionale in quanto emarginato a seguito della sua adesione al fascismo, riprendendo tuttavia a lavorare alla fine degli anni '40 progettando e realizzando i cinema Altino (in Via Altinate a Padova) e Quirinetta (in Piazza Insurrezione a Padova). Nei decenni successivi realizza numerosi progetti sia in Italia che all'estero.

Pur avendo svolto attività professionale per oltre 30 anni consegue la laurea solo in età matura nel 1959, iscrivendosi all'Ordine degli Architetti nell'anno successivo, dopo una lunga polemica con gli ordini professionali che lo avevano accusato di esercitare la professione senza essere iscritto ad alcun Albo.


Tra gli ultimi progetti si ricorda quello per la nave fluviale per turismo Regina del Nilo, realizzato tuttavia in maniera difforme.

Negli ultimi anni della sua vita De Giorgio abita ed esercita la professione ad Abano Terme, in un complesso residenziale e commerciale da lui progettato in Piazza della Repubblica. Nel 1996 dona al Comune di Vigonza il proprio archivio professionale (o almeno ciò che ne rimaneva a seguito alle numerose dispersioni di materiale), ordinato e conservato dalla compagna dell’epoca, costituito prevalentemente da progetti, disegni, preventivi, foto, modellini e campioni di materiali. Dopo aver subito diversi spostamenti che ne hanno compromesso gravemente l'ordinamento e la conservazione, finendo per essere immagazzinato in Villa Da Peraga (Vigonza), oggi il materiale è stato riordinato in un edificio dedicato (Archivio Quirino De Giorgio) ed è in via di digitalizzazione. Tale archivio era già stato comunque oggetto di segnalazione da parte di studiosi di architettura alla Soprintendenza ai Beni Archivistici di Roma nel 1993.

Tra le sue opere perdute è da ricordare il grande complesso sportivo situato in Via Giordano Bruno a Padova, lungo le mura rinascimentali della città, a fianco del "Gruppo Rionale Fascista Bonservizi": esso comprendeva il Teatro dei 10.000, un grande teatro all'aperto costruito sullo stile di una arena romana, demolito negli anni '60 per far posto a dei campi da tennis.

De Giorgio, oltre all'attività di progettazione, si è dedicato anche al disegno e alla fotografia, oltre che essersi personalmente impegnato come pilota – da giovane – nell'automobilismo sportivo, partecipando a numerose Mille Miglia.

Nel 2020 la monografia «Quirino De Giorgio, An Architect's Legacy» è stato premiata con il Dam Architectural Book Award, come uno dei migliori dieci libri di architettura al mondo.

Quirino De Giorgio è stato uno dei pochi architetti italiani la cui carriera ha coperto la quasi totalità del XX secolo, i suoi anni effettivi e i suoi sviluppi architettonici: infatti il suo lavoro spazia dal futurismo al fascismo, fino alle sperimentazioni legate all'invenzione del cemento armato. Sebbene sia ricordato soprattutto per le sue prime opere futuriste e fasciste, De Giorgio è stato un architetto la cui produzione si è evoluta nel corso della sua vita: fino agli ultimi anni, ha sviluppato il suo lavoro in modo sperimentale e dinamico, un metodo che aveva caratterizzato anche i suoi inizi.



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Vigonza e il Borgo Rurale dei Fratelli Grinzato - Il progetto dei Borghi e delle Città di fondazione


 

Renzo Lupatin, giornalista e presidente di Borghi d'Europa ha creato un Comitato delle Città & dei Borghi di Fondazione, all'interno del Percorso Internazionale Borghi della Storia.

I Percorsi Internazionali sono inseriti nel progetto L'Europa delle scienze e della cultura, Patrocinato dalla IAI (Iniziativa adriatico ionica, Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella regione adriatico ionica)

“Una città di fondazione è un insediamento urbano nato non spontaneamente, ma sulla base di una precisa volontà politica e di un progetto urbanistico. In genere, le città di fondazione sono costruite nella parte fondamentale, detta "nucleo di fondazione", tramite un intervento unitario realizzato in tempi brevi e con una precisa conformazione geometrica, spesso caricata di significati simbolici e modelli ideali “

Lupatin, nel portare i saluti del Vice Sindaco di Vigonza, Damiano Gottardello, ha raccontato la storia del Borgo dei Fratelli Gonzato.


I Borghi della Storia, Città e Borghi di Fondazione : Vigonza



Uno dei temi al centro del Percorso I Borghi della Storia riguarda le Città e i Borghi di Fondazione. Vigonza è stata inserita nella rete e verrà 'letta' secondo le diverse chiavi di lettura dei Percorsi Internazionali di Borghi d'Europa.

Una lettura che valorizzerà gli aspetti urbanistici ed architettonici, ma che saprà soffernarsianche sulla storia antica , sui Percorsi della Fede, sui Percorsi del Gusto, nel ricordo del grande giornalista ed enogastronomo Luigi Veronelli.


Il Borgo rurale 'Fratelli Grinzato'

Opera dell'architetto Quirino De Giorgio, il borgo rurale "Fratelli Grinzago" fu realizzato a Vigonza (Padova) nel 1938 nell'ambito dei programmi di sviluppo rurale di epoca fascista e rappresenta un omogeneo nucleo urbanistico comprendente le case a schiera, il teatro, la scuola, la palestra, l'aia e il pozzo; gli alloggi erano destinati a famiglie abitanti nei casoni, considerati malsani.

Esso rientra nella più ampia politica perseguita dal regime nel suo ventennio di governo: da un lato la necessità di procedere ad una “bonifica” delle vecchie abitazioni costituite dai casoni e dall’altro, migliorando le condizioni di vita dei lavoratori, incentivare la produzione agricola dell’Italia al fine di raggiungere la completa autosufficienza.

L'architetto Quirino De Giorgio, esponente di spicco del movimento futurista attivo in particolare a Padova e nei territori circostanti, colse l’occasione offerta dai suoi legami anche con gli ambienti politici dell’epoca per mettere in pratica le sperimentazioni nell’ambito della composizione e della progettazione architettonica, influenzate dal vivace dibattito culturale della cerchia di artisti da lui frequentati.

 (fonte: https://www.fondoambiente.it/luoghi/borgo-rurale-fratelli-grinzato)


Quirino De Giorgio, architetto italiano aderente al movimento futurista


Quirino De Giorgio (Palmanova, 27 dicembre 1907 – Abano Terme, 19 aprile 1997) è stato un architetto italiano, aderente al movimento futurista.

Giovanissimo è affascinato da Antonio Sant'Elia, cui sono ispirati suoi primi disegni di architettura.

Si iscrive all'Istituto Superiore di Architettura di Venezia, interrompendo tuttavia gli studi, che riprenderà alcuni decenni dopo. Dopo un periodo di pratica presso uno studio di architettura in Francia rientra in patria, avviando rapporti con alcuni esponenti del movimento futurista: Filippo Tommaso Marinetti (dal 1931), con Carlo Maria Dormal, Gerardo Dottori, Fortunato Depero, Bruno Giordano Sanzin, Tullio Crali, con cui partecipa a numerose mostre d'arte a Padova, Napoli, Bologna e Mantova.

Negli anni '30 riceve numerosi incarichi di progettazione da parte delle autorità fasciste: sono di questo periodo le Case del Fascio di Noventa Padovana, di Sant'Urbano, di Vigonza, di Pontelongo, di Piazzola sul Brenta, le sedi dei gruppi rionali fascisti a Padova in via Giordano Bruno e in Via Cristoforo Moro. Progetta ex novo i nuovi nuclei dei paesi di Vigonza e di Candiana, che vengono realizzati a tempo di record, in poco più di due mesi. In questo periodo De Giorgio vive tra Padova e Roma.

Al termine della guerra ha un breve periodo di inattività professionale in quanto emarginato a seguito della sua adesione al fascismo, riprendendo tuttavia a lavorare alla fine degli anni '40 progettando e realizzando i cinema Altino (in Via Altinate a Padova) e Quirinetta (in Piazza Insurrezione a Padova). Nei decenni successivi realizza numerosi progetti sia in Italia che all'estero.

Pur avendo svolto attività professionale per oltre 30 anni consegue la laurea solo in età matura nel 1959, iscrivendosi all'Ordine degli Architetti nell'anno successivo, dopo una lunga polemica con gli ordini professionali che lo avevano accusato di esercitare la professione senza essere iscritto ad alcun Albo.


Tra gli ultimi progetti si ricorda quello per la nave fluviale per turismo Regina del Nilo, realizzato tuttavia in maniera difforme.

Negli ultimi anni della sua vita De Giorgio abita ed esercita la professione ad Abano Terme, in un complesso residenziale e commerciale da lui progettato in Piazza della Repubblica. Nel 1996 dona al Comune di Vigonza il proprio archivio professionale (o almeno ciò che ne rimaneva a seguito alle numerose dispersioni di materiale), ordinato e conservato dalla compagna dell’epoca, costituito prevalentemente da progetti, disegni, preventivi, foto, modellini e campioni di materiali. Dopo aver subito diversi spostamenti che ne hanno compromesso gravemente l'ordinamento e la conservazione, finendo per essere immagazzinato in Villa Da Peraga (Vigonza), oggi il materiale è stato riordinato in un edificio dedicato (Archivio Quirino De Giorgio) ed è in via di digitalizzazione. Tale archivio era già stato comunque oggetto di segnalazione da parte di studiosi di architettura alla Soprintendenza ai Beni Archivistici di Roma nel 1993.

Tra le sue opere perdute è da ricordare il grande complesso sportivo situato in Via Giordano Bruno a Padova, lungo le mura rinascimentali della città, a fianco del "Gruppo Rionale Fascista Bonservizi": esso comprendeva il Teatro dei 10.000, un grande teatro all'aperto costruito sullo stile di una arena romana, demolito negli anni '60 per far posto a dei campi da tennis.

De Giorgio, oltre all'attività di progettazione, si è dedicato anche al disegno e alla fotografia, oltre che essersi personalmente impegnato come pilota – da giovane – nell'automobilismo sportivo, partecipando a numerose Mille Miglia.

Nel 2020 la monografia «Quirino De Giorgio, An Architect's Legacy» è stato premiata con il Dam Architectural Book Award, come uno dei migliori dieci libri di architettura al mondo.

Quirino De Giorgio è stato uno dei pochi architetti italiani la cui carriera ha coperto la quasi totalità del XX secolo, i suoi anni effettivi e i suoi sviluppi architettonici: infatti il suo lavoro spazia dal futurismo al fascismo, fino alle sperimentazioni legate all'invenzione del cemento armato. Sebbene sia ricordato soprattutto per le sue prime opere futuriste e fasciste, De Giorgio è stato un architetto la cui produzione si è evoluta nel corso della sua vita: fino agli ultimi anni, ha sviluppato il suo lavoro in modo sperimentale e dinamico, un metodo che aveva caratterizzato anche i suoi inizi.



lunedì 27 gennaio 2025

Eurovinum – Borghi d’Europa degusta i vini di Roberto Scubla a Milano, ad Autoctono


Go Wine ha inaugurato il 2025 a Milano riproponendo il tradizionale appuntamento dedicato ai vini autoctoni italiani: una serata di degustazione che ha raggiunto a gennaio il traguardo della sedicesima edizione!

E’ stato possibile conoscere ed apprezzare una selezione importante di vini da oltre 100 vitigni autoctoni, con un panorama di etichette articolato e dando voce a molte varietà da scoprire.

Il riferimento è legato al libro “Autoctono si nasce…” pubblicato anni fa da Go Wine Editore e ad altre iniziative che hanno sempre visto l’associazione privilegiare la cultura e la comunicazione a favore dei vitigni-vini di territorio.

Borghi d’Europa ha partecipato all’evento, per proporre le iniziative di informazione che riguardano

il Percorso Internazionale Eurovinum, con un focus centrato sui vini dei Colli Orintali del Friuli Venezia Giulia.

Nella sezione enoteca i giornalisti hanno degustato i vini dell’Azienda Agricola di Roberto Scubla (Premariacco-UD) : Colli Orientali del Friuli Friulano 2023 ; Colli Orientali del Friuli Malvasia Lo Speziale 2023 ; Colli Orientali del Friuli Refosco dal Peduncolo Rosso 2022.

“La limitata produzione permette – racconta Roberto Scubla-, una cura molto attenta delle uve vendemmiate a mano e dei vini che inizia dalla vigna, il cui prodotto è la vera base per un’attenta elaborazione del valore del frutto e quindi del vino. Qui ogni aspetto della produzione di un vino è come la tessera di un mosaico: un particolare che, assieme ad altri, contribuisce a realizzare un disegno armonioso ed elegante in vini capaci di conquistare i palati più esigenti. Ogni tessera al suo posto, dalle severe potature in vigna alle cure più attente tra i filari, dalla scelta del periodo per la vendemmia all’evoluzione dei mosti: solo così si ottengono i prodotti migliori, dove l’armonia del lavoro e l’esaltazione della natura si trasformano in bouquet freschi e sapori raffinati.”

Le osservazioni sui vini degustati, nelle parole di Alessio Dalla Barba, giornalista e sommelier, responsabile della comunicazione di Borghi d’Europa :

“Malvasia “Lo Speziale” DOC FCO :Vitigno diventato autoctono in quanto si esprime diversamente a seconda del “terroir” che incontra: qui ha delle caratteristiche aromatiche e speziate.

Affinato in acciaio.”

” Refosco D.P.R DOC FCO

Pochi giorni di appassimento portano questo vitigno autoctono, in origine piuttosto rustico, ad assumere delle caratteristiche intense, morbide e potenti. Si affina 12 mesi in legno. “

“La collina dove sorge l’Azienda – conclude Roberto Scubla-, è di marna eocenica, come tutta la parte sud dei Colli Orientali del Friuli e del Collio. La zona DOC è Friuli Colli Orientali.

Quando si piantano i nuovi vigneti sembra di mettere a dimora in una pietraia: questa diventerà terreno ricchissimo di minerali con lo sgretolamento dovuto agli agenti atmosferici.Le schiene di roccia delle colline fanno si che le falde acquifere non si abbassino troppo per cui la siccità non si fa sentire. Le notti sono sempre piacevolmente fresche e ventilate, così da favorire i profumi che aprono la strada al gusto che si giova di sali ed oligoelementi del terreno.

sabato 18 gennaio 2025

Eurovinum – L’Azienda agricola Valerio Marinig nella rete europea – Lo schioppettino e Luigi Veronelli


“Prepotto è un comune friulano in provincia di Udine di neppure 1.000 abitanti, che gode di un clima mitigato grazie alla cerchia delle Prealpi Giulie che lo riparano dai venti freddi di settentrione, ed alla vicinanza della pianura e del mare Adriatico, distante non più di 40 chilometri.

E’ un vero e proprio punto di equilibrio climatico, a cavallo tra il mare e la MittelEuropa, in cui il susseguirsi di giornate calde e notti fresche garantisce quelle escursioni termiche che così bene fanno alle viti.
Da sempre i vigneti che si estendono nelle colline di Prepotto danno origine a vini di grande qualità, non solo vini bianchi ma anche rossi.

Proprio così: rossi. Il Friuli Venezia Giulia è sicuramente noto nel mondo per la sua grande produzione di vini bianchi, ma non sono da sottovalutare i vini rossi, spesso da vitigni autoctoni.
Uno di questi è lo Schioppettino, chiamato anche Ribolla Nera, forse il più noto vitigno autoctono friulano a bacca nera insieme al Refosco dal Peduncolo Rosso.
Sull’origine del nome del vitigno due sono le teorie principali: Schioppettino come riferimento alla croccantezza dei suoi acini, oppure al fatto che il vino giovane, se imbottigliato, possa diventare naturalmente frizzante, causando un processo di fermentazione malolattica in grado di stappare la bottiglia.

Le prime testimonianze storiche di questo vino risalgono a documenti datati 1282, ritrovati nell’Archivio del Castello di Albana, situato nel territorio di Prepotto.
Nonostante una storia millenaria, all’inizio degli anni ’70 il vitigno era pressocchè estinto, a causa delle malattie, Oidio prima e Fillossera poi (fine ‘800-inizio ‘900), della scelta di molti viticoltori di sostituire i vitigni autoctoni con vitigni internazionali, del fatto obiettivo che a distanza di pochi chilometri da Prepotto e dalle sue zone cru per eccellenza, Cialla ed Albana, le uve ottenute non dessero gli stessi eccellenti risultati in termini di vino prodotto, ed infine per problemi di ordine burocratico: lo Schioppettino non figurava neppure nell’elenco delle varietà di cui era consentita la coltivazione.

E qui avviene il miracolo: Paolo e Dina Rapuzzi partono con la loro cantina, Ronchi di Cialla, e grazie anche all’aiuto di Bernardo Bruno, allora sindaco di Prepotto, riescono a trovare le viti superstiti sul territorio comunale e a realizzare un primo impianto di 3.500 ceppi che ha segnato l’inizio della rinascita dello Schioppettino. 

Come riconoscimento di tanto lavoro e lungimiranza, ai coniugi Rapuzzi nel 1976 viene assegnato il premio Risit d’Aur (Barbatelle d’Oro), prima edizione, delle Distillerie Nonino per “… aver dato razionale impulso alla coltivazione, nel suo habitat più vocato in Cialla di Prepotto, dell’antico prestigioso vitigno autoctono Schioppettino, di cui assurde leggi ne hanno decretato l’estinzione…”. In giuria anche Luigi Veronelli.
Quarant’anni dopo lo Schioppettino è un grande vino rosso, venduto in tutto il mondo, pluripremiato, con un’associazione di produttori che lo tutela e lo promuove! “

https://st.ilsole24ore.com/art/cultura/2013-07-26/schioppettino-vitigno-estintoad-grande-103351.shtml?uuid=AbvEFeHI&refresh_ce=1

Borghi d’Europa ha inserito nella rete internazionale l’azienda agricola Marinig, seguendola nel corso degli anni, con attenzione e partecipazione.

Nel mentre si rinnova la collaborazione informativa, che prevede in febbraio un incontro a Bologna, a Slowine, i giornalisti  de ‘Il Cammino delle identità’, hanno degustato lo schioppettino di casa Marinig.

“Di un intenso color rosso violaceo- commenta Renzo Lupatin, giornalista-, il profumo ricorda la marasca, i frutti di bosco, il pepe nero. Il gusto corrispondente al naso e, se invecchiato, acquista sfumature balsamiche, speziate e complesse, che rimandano al muschio. È adatto ad accompagnare i secondi piatti a base di carne, la selvaggina e i formaggi stagionati “.

Borghi d’Europa lo proporrà nel corso degli incontri di VERONELLIANA,il percorso che Borghi d’Europa dedica a Luigi Veronelli, con 10 tappe inserite nel progetto di collaborazione informativa con il Parlamento Europeo.

“Sono diversi anni – racconta Bruno Sganga, giornalista, già coordinatore delle iniziative editoriali del Maestro-,che Luigi Veronelli (Gino per chi aveva vera amicizia e confidenza con lui) ci ha lasciati ed una volta per tutte sia chiaro che siamo tutti debitori a Veronelli. Lo sono i consumatori a cui ha saputo raccontare “camminando la Terra” in modo esemplare ed unico, come i vari protagonisti del settore agroalimentare ed enogastronomico, verso questa figura leggendaria ed autentico uomo di cultura. Lo siamo tutti all’enogastronomo antesignano e moderno insieme, al giornalista polemico, al fine scrittore, all’editore coraggioso, al conduttore televisivo precursore del settore, oltre che al filosofo ed anarchico sui generis.

Ho vissuto quasi quindici anni a fianco dell’uomo Veronelli nel pieno degli anni più entusiasmanti: dalla sua “L’Etichetta” e le millanta sue Guide, in un ruolo che mi consentiva, soprattutto per amicizia e fiducia, tra marketing e redazione, viaggiando ovunque con lui, d’intervenire e conoscere ogni minimo particolare della sua vita professionale ed anche umana. Sorrido quando negli ultimi tempi leggo od ascolto di gente che lo cita, mette immagini con lui o sbandiera lettere, per evidenziare che “conosceva” Veronelli.., pur di poterlo citare e vantarsene. Ma Gino era cordiale ed aperto con tutti, come dimostrava nella sua “Corrispondenza pubblica e violata” a cui dedicava ore ed ore, pur quando lontano dalla sua dimora bergamasca. “

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